Cenni storici
La Fonte della Fata Morgana fu edificata da Bernardo Vecchietti tra il 1573 e 1574 su una fonte che si trovava nelle proprietà che circondavano la sua villa "Il Riposo", alle pendici del colle di Fattucchia. Raffaello Borghini la descrisse nel suo libro del 1584 intitolato Il Riposo. All'interno la fonte era ornata dalla statua marmorea della Fata Morgana a cui la fonte è dedicata, scolpita dal Giambologna, precedentemente in una collezione privata, tornata nel 2024 nella disponibilità pubblica in seguito a sentenza della Cassazione.Recentemente acquisita dal Comune di Bagno a Ripoli, la Fonte della Fata Morgana è stata restaurata dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici ed il Paesaggio e per il Patrimonio Storico Artistico e Demoetnoantropologico per le Province di Firenze, Pistoia e Prato. Nel 2016 il Comune ha promosso un'azione di crowdfunding per recuperare risorse economiche per la manutenzione del piccolo complesso.
Perché è stato scudato
L’edificio è un esempio unico di architettura da giardino, a metà tra la tipologia del ninfeo e quella del grotto, e al suo interno conteneva la statua marmorea scolpita dal Giambologna della Fata Morgana, a cui la fonte è dedicata.
La costruzione originale si distingue per l’intonaco a finti mattoni rosa, che contrasta con la bianca pietra alberese posta a ornamento di porte e finestre, così da creare un’atmosfera suggestiva. Curioso è il pavimento a mosaico, costituito da sassolini bianchi e neri che, sulla soglia, compongono la scritta “Fata Morgana”.
L’aspetto misterioso e magico del luogo, nonché la fama di Morgana, dedicataria della fonte e soprattutto seducente maga guaritrice del ciclo di re Artù, ha favorito nei secoli la nascita di leggende attorno al cinquecentesco Ninfeo: si racconta di feste e baccanali nelle notti estive, ma soprattutto di improvvise apparizioni di bellissime e giovani donne, ninfe e fate, che misteriosamente come erano apparse, scomparivano. Anche oggi, inoltre, c’è chi attribuisce virtù ringiovanenti all’acqua della Fonte.